(Torino, 1927 – Piacenza, 1980)
Direttore di coro, compositore e didatta italiano. Conclusi gli studi accademici, si dedicò alla direzione corale e all'inizio degli anni 1960, su invito di Marcello Abbado, assunse la cattedra di Musica Corale e Direzione di Coro presso il Conservatorio Giuseppe Nicolini di Piacenza, dove insegnò sino al termine della sua vita.
La didattica musicale e lo studio dei principi della pedagogia musicale di Zoltán Kodály diventarono negli anni '70 e '80 il fulcro delle sue ricerche, tanto che Goitre passerà molto tempo in Ungheria per approfondire i suoi studi. Approfondì inoltre la conoscenza di quel melos di tradizione orale, sia ungherese che italiano, che utilizzerà in seguito per gli esempi e gli esercizi del suo più celebre lavoro: il metodo didattico "Cantar leggendo", pubblicato nel 1972 dalla Suvini Zerboni. Tale metodo costituirà il nucleo di una nuova pedagogia musicale il cui percorso intende seguire il bambino sin dai primi anni di vita e, come avviene per il linguaggio parlato, accompagnarlo nell'acquisizione di una vera e propria madrelingua musicale.
Tra il 1968 e il 1980 Goitre applicherà i suoi studi pedagogici ai cori di voci bianche da lui fondati: I Piccoli Cantori di Torino e, successivamente, il coro Farnesiano. Goitre dedicò tutta la vita alla didattica e alla musica corale, tanto che fu proprio lui, all'inizio degli anni '70, a fondare la rivista La Cartellina, ancora oggi importante organo di informazione nell'ambito della musica corale e della didattica.
Il metodo didattico
Durante gli studi in Ungheria, nel 1968, Roberto Goitre si meravigliò nel constatare come tutti fossero in grado di leggere con facilità la musica a prima vista grazie all'opera pedagogica di Zoltán Kodály. Perciò decise di reintrodurre in Italia la solmisazione Tonic Sol-fa che fondava le sue radici nelle teorie di Guido d'Arezzo, già codificata e raffinata da John Curwen e infine ripresa dallo stesso Kodály.
Goitre la rielaborò profondamente, al fine di adattarla alle esigenze didattiche, e in particolare la semplificò trasformandola da esacordale a solmisazione per ottava. Il metodo consiste nel fissare sul rigo la posizione del Do variabilmente rispetto a quella della tonica del brano in analisi, consentendo un approccio più immediato nella distinzione degli intervalli. I suoni vengono in altre parole indicati in base alla loro posizione nella scala anziché in base alla loro altezza assoluta.
Cadeva quindi il concetto di "tonalità nominata" (quella distinguibile dagli accidenti in chiave, per intenderci), bensì sopravviveva solamente un'unica "tonalità universale", posizionata in maniera diversa nell'ambito del rigo a seconda dell'altezza della tonica, che nel metodo Goitre è sempre la nota Do. Il metodo Goitre permette una facile lettura delle modulazioni, in quanto implica solamente lo spostamento della posizione del Do, chiamato per questo motivo mobile.
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